Descrizione dell’habitat
Il coralligeno è un popolamento caratterizzato dalla sovrapposizione dei talli di alghe calcaree incrostanti, che prosperano in condizioni ambientali contraddistinte da una ridotta intensità della luce, da una temperatura bassa e costante, e da un moderato tasso di sedimentazione. Popolamenti tipici del coralligeno possono quindi trovarsi sia su pareti che su piattaforme rocciose a partire dai 20 m di profondità per spingersi, in condizioni di particolare trasparenza delle acque anche oltre i 140 m. Il coralligeno di piattaforma, di origine principalmente biogenica, si può sviluppare sia al margine del limite inferiore delle scogliere sommerse che su fondali pianeggianti, originariamente mobili, della piattaforma continentale. Grazie alla grande complessità strutturale e alla molteplicità di microhabitat, il coralligeno è in grado di ospitare una straordinaria varietà faunistica e floristica, tanto da essere considerato il secondo più importante hot-spot di biodiversità del Mediterraneo dopo la prateria di Posidonia oceanica. Tra le più rappresentative alghe calcaree nel coralligeno, tutte caratterizzate dal possesso di un tallo calcareo sono le rodoficee (alghe rosse) corallinacee come Lithophyllum stictaeforme, Neogoniolithon mamillosum e Mesophyllum lichenoides e le peyssonneliacee come Peyssonnelia rubra.
Principali pressioni
Numerose cause legate direttamente o indirettamente ad attività antropiche possono concorrere al degrado e alla distruzione del coralligeno. Alcune, come le anomalie nel termoclino estivo legate al cambiamento climatico in atto, possono anche agire su vasta scala, mentre altre esercitano effetti su aree più localizzati. Tra le più frequenti cause del degrado dei fondali a coralligeno nel Mediterraneo, si evidenziano la realizzazione di opere e di strutture marittime portuali, le attività di ripascimento delle spiagge con materiale non idoneo, l’inquinamento, l‘eutrofizzazione, gli ancoraggi, le opere di scavo, le attività di pesca con interazione meccanica e prelievi diretti .
Per l’applicazione della Direttiva Strategia Marina (2008/56/CE) nell’ambito del Descrittore 1 “Biodiversità” il coralligeno rappresenta uno degli habitat che contribuisce al raggiungimento del Buono Stato Ambientale GES “G 1.2”
Attività di monitoraggio
Le attività di monitoraggio DigitAP contribuiscono a quelle descritte nella scheda relativa al coralligeno come elemento rappresentativo dell’habitat 1170 “Scogliere” per le attività di monitoraggio di specie ed habitat marini delle Direttive 92/43/CE “Habitat”, nonché a quelle previste nelle schede metodologiche dei Programmi di Monitoraggio per la Strategia Marina (Art. 11, D.lgs. 190/2010), integrandone quindi le attività di valutazione della condizione ed estensione dell’habitat e degli impatti riscontrati. Nel contesto della Nature Restoration Law, l’annex II considera numerosi habitat marini caratterizzati, in tutto o in parte, da popolamenti a coralligeno infralitorale e circalitorale come oggetto delle previsioni di intervento di ripristino ecologico.
Attraverso le attività di monitoraggio previste in DigitAP sarà verificata l’effettiva presenza del coralligeno nelle aree scelte ai fini della valutazione della condizione dell’habitat e sarà valutata la sua estensione Saranno raccolti i dati morfobatimetrici di dettaglio, anche su natura e conformazione del substrato, e lo stato ecologico dell’habitat mediante riconoscimento e verifica di abbondanza e condizione delle specie strutturanti, struttura dei popolamenti in esso presenti e verifica diretta degli impatti. La mappatura dell’habitat 1170 “coralligeno” sarà svolta mediante utilizzo di ecoscandaglio multifascio ai fini dell’acquisizione di dati sulla natura e la conformazione del substrato. A seguire, mediante osservazione diretta tramite l’impiego di ROV (Remotely Operated Vehicle) dotato di ottiche ad alta risoluzione e di sistema di posizionamento subacqueo. Le metodologie sopra indicate saranno supportate dall’utilizzo di strumentazioni aggiuntive dotate di maggiore flessibilità e manovrabilità, come fotovideocamere 3D ad alta risoluzione equipaggiati con sensori ambientali e sistemi di geo-localizzazione. Tali apparecchiature, manovrate da operatori subacquei, consentono un’indagine visiva estremamente accurata in settori di particolare complessità strutturale e di difficile accesso tramite ROV.