Le tecniche biomolecolari rappresentano ormai uno strumento imprescindibile per lo studio della biodiversità. Attraverso l’analisi del DNA contenuto in campioni biologici o ambientali è infatti possibile ottenere informazioni dettagliate sulla presenza e distribuzione delle specie e popolazioni che vivono nelle aree di studio, anche in contesti difficilmente accessibili o in assenza di osservazioni dirette.
Questi strumenti permettono inoltre di indagare la struttura genetica delle popolazioni, identificare eventuali popolazioni criptiche, monitorare i livelli di diversità genetica, ricostruire le relazioni filogenetiche tra taxa e studiare gli adattamenti evolutivi delle specie alle diverse condizioni ecologiche e ambientali. L’integrazione dei dati molecolari con quelli ambientali consente di effettuare inferenze robuste sui potenziali effetti che i cambiamenti climatici potrebbero avere sugli ecosistemi naturali e sulla sopravvivenza a medio e lungo termine delle specie.
Per questo motivo, in contesti fortemente antropizzati come quelli della nostra penisola e in un’epoca caratterizzata da ingenti cambiamenti ambientali ed ecologici, l’impiego di tecniche biomolecolari si dimostra fondamentale per monitorare lo stato di salute della biodiversità e degli ecosistemi naturali, fornendo così strumenti e dati utili per una loro corretta conservazione e gestione sostenibile.
Attraverso i link sottostanti è possibile consultare le attività svolte in due progetti che utilizzano le tecniche di analisi biomolecolari sul DNA contenuto nelle matrici ambientali o nei campioni biologici collezionati nei Parchi Nazionali italiani per descrivere, monitorare e meglio comprendere la biodiversità specifica ed ecosistemica che li caratterizza.
Il monitoraggio della biodiversità tramite tecniche biomolecolari a partire da campioni biologici appartenenti a specie target di particolare interesse conservazionistico